Selvaggio e seducente angolo di paradiso: la spiaggia dei gigli

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Mare cristallino, sabbia finissima color tiziano, scogliere scoscese e selvagge che si confondono con i colori cangianti del cielo: da questo paesaggio sembrano esalare i profumi di un tempo ed i ricordi della storia.

Questo è ciò che l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto” offre al visitatore, un viaggio tra storia, leggenda, mito e archeologia, ma anche un percorso esclusivo attraverso un patrimonio naturalistico e biologico di notevole valore e preziosità.

Con il suoi 42 km di costa e circa 15.000 ettari di superficie è la più ampia area marina protetta d’Italia, su di essa si affacciano otto promontori, tra cui quello del parco archeologico di Capo Colonna, con l’unica colonna del tempio di Hera Lacinia rimasta in piedi; all’altro estremo del parco si trova Punta Le Castella, con il castello aragonese.

Accedendo a questo scrigno di macchia mediterranea, coloratissimi fondali e praterie di posidonia, più precisamente tra Le Castella e Capo Piccolo, possiamo scorgere una piccola spiaggetta, incastrata nelle antiche insenature come un tesoro segreto, un luogo magico dove il mondo si ferma e si respira il mare, la sua storia, la sua poesia.

La località è Sovereto, ma tutti la conoscono come “la spiaggia dei gigli” per via dei rarissimi gigli marini che crescono sulle dune di questa spiaggia. Il vero nome rimanda ad un possibile bosco di sughero antico, anche se ad accogliermi è tutt’altro: una fitta e fresca pineta con qualche tavolino e qualche posto auto, un paio di bungalow e un piccolo bar che manda musica reggae dove si può anche mangiare qualcosa dell’orto vicino.

Ma il bello deve ancora arrivare, perché quando imbocco il sentierino in salita che porta alla magica caletta, un tripudio di profumi mi sovrasta: sono i cespugli di timo arboreo, i ginepri, le cisti, le filliree, il lentisco che la fanno da padrona; è qui che trionfa il Mediterraneo. Ed eccomi li su quella mitica spiaggia, che a quanto pare non ha nulla da invidiare alle spiagge della Sardegna: sabbia bianca e fine, mare cristallino, poco profondo, formazioni rocciose scenografiche e vegetazione selvaggia.

Sembra di stare nel film “Laguna blu”, al posto delle noci di cocco ci sono cespugli di timo e infiniti gigli bianchi, disseminati qua e là, delicati e intatti, perché nessuno li tocchi, sono un dono, un regalo.

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